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CaCO3 o l’iperbole dell’andamento
di Daniele Torcellini | Mosaique Magazine

CaCO3 è un collettivo di artisti che vede attivi Aniko Ferreira da Silva, Giuseppe Donnaloia e Pavlos Mavromatidis. I tre, dopo percorsi diversi, incrociano le loro strade nei laboratori della “Scuola per il Restauro del Mosaico” di Ravenna, dove condividono una esperienza formativa che diverrà, di lì a poco, chiave di volta della loro ricerca artistica. Un’esigenza espressiva legata ad un approccio analitico verso le tecniche e il linguaggio del mosaico porterà alla nascita, nel 2006, del collettivo. Il nome, CaCO3, marca chiaro il riferimento ad uno dei materiali che più caratterizza il mosaico e la loro ricerca, il carbonato di calcio, principale componente del calcare.

Il risultato del processo analitico condotto dal collettivo è una disgregazione della superficie del mosaico attraverso l’iperbole di due delle sue più specifiche caratteristiche.

L’inclinazione delle tessere rispetto al piano, espediente affinato in epoca bizantina per rispondere ad esigenze di interazione con la luce incidente e impreziosire la superficie amplificandone i bagliori e i luccichii. L’andamento, caratteristica gestaltica del linguaggio del mosaico che vede la disposizione di elementi separati, tessere, nella realizzazione di dinamiche di direzione, linee.

La traduzione in mosaico di una fotografia, non casualmente scelta, di Berenice Abbott – le linee di forza generate da un campo magnetico e rese evidenti dal naturale disporsi delle limature di ferro – apre la strada verso una serrata indagine formale delle possibilità espressive derivate dall’inclinazione delle tessere. Queste, a mimare il comportamento delle limature di ferro, tagliate nei modi dell’opus vermiculatum romano, ridotte dimensioni e forma lunga e stretta, vengono ritmicamente disposte secondo inclinazioni progressivamente crescenti, spingendosi fino alla verticalità. Movimento n. 1, nel 2007, è il risultato e il manifesto poetico del gruppo. Di lì seguiranno numerose opere frutto di successive e calibrate sperimentazioni scientifiche, da laboratorio, sulle molteplici possibilità di modulazione delle variabili messe in campo: inclinazioni, andamenti, materiali, forme. Movimento n. 4, Movimento n. 7l’imponente OttagonoMovimento n. 12 e Movimento n. 14 sono alcuni dei migliori esiti espressivi.

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CaCO3 muove i suoi passi dal mosaico, portando il mosaico fuori da sé stesso. Il collettivo conduce un lavoro che potrebbe dirsi chirurgico. La tecnica del mosaico è dissezionata nei suoi elementi costitutivi, analizzati e ricomposti in soluzioni formali di autonoma valenza espressiva. I risultati ottenuti possono essere posti in naturale dialogo con quelli già della Minimal art e, in particolare, dell’Op art. Nel determinare una rete di contiguità espressive, le opere del collettivo potrebbero essere idealmente collocate accanto alle esperienze pre-minimaliste di indagine di textures di Robert Ryman o Francesco Lo Savio, agli achrome di Piero Manzoni, alle superfici di Enrico Castellani o alle dinamiche optical e fluttuanti di Julio Le Parc, Gianni Colombo e Dadamaino.

L’inclinazione e gli andamenti delle tessere si fanno cifra stilistica di primaria importanza nel definire le linee di forza e le dinamiche interne di superfici monocrome, prevalentemente costituite da tessere calcaree. La ristretta gamma di sfumature del grigio si struttura in movimenti, rapporti di figura sfondo, ordine e disordine, disordine che si fa ordine, strutture modulate, attraverso un sapiente utilizzo ed una controllata articolazione dell’inclinazione delle tessere e degli andamenti.

Determinante è il rapporto con la luce che mette in risalto le superfici delle tessere più esposte, lascia cadere ombre di tessere su altre tessere e rende profondi gli interstizi tra tessera e tessera dove non arriva. È il rapporto tra la luce incidente e la disposizione delle inclinazioni che definisce le dinamiche chiaroscurali della superficie.

Se in molte opere l’organizzazione compositiva risponde ad esigenze di stretto geometrismo, semplificato, equilibrato e da regola aurea, ma sempre internamente dinamico, in altre è un immaginario organico, naturalistico e biologico ad essere da riferimento. Stormi di uccelli, microorganismi, colonie di insetti, branchi di pesci, non vi è un’esigenza di rappresentazione realistica, piuttosto quella di cogliere, di queste manifestazioni naturali, le valenze espressive astratte, per cristallizzarle in una materia inorganica, conservandone, come in un’istantanea, il movimento.

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