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Scacco matto
di Maria Rita Bentini | R.A.M. Abecedario della storia sotto il tappeto

Con una mossa a sorpresa Aniko Ferreira da Silva, Giuseppe Donnaloia e Pavlos Mavromatidis (all’insegna di CaCO3, dal 2006, i tre artisti hanno legato i diversi percorsi individuali con un’assoluta unità di intenti) si confrontano col tema e fanno della distanza un vantaggio.

La purezza della loro ricerca analitica si è affinata in questi pochi anni sul terreno della forma, e il mosaico è apparso fin dagli inizi una superficie dalle possibilità illimitate, spazio puro di aggetti e andamenti condotti con precisione millimetrica. Un approccio che ha portato nuovi termini di misura e metodi compositivi originali nello statico universo ravennate: opere rigorosamente monocrome, in cui la tensione formale dell’elemento tessera—una sequenza di sottili giavellotti incuneati nella superficie—si trasforma in magico avvenimento della luce, della materia, dei volumi.  Col risultato di una sospensione visiva che sfugge ai confini della rappresentazione o scongiura quelli della decorazione, e opta piuttosto per una dimensione percettiva simultanea, un campo totale attraversato da flussi di energia, in cui profondità, superficie, colore, luminosità diventano all’unisono un Movimento,  oppure una sua variazione.

L’invito a confrontarsi con l’identità nascosta di Ravenna (una città in cui una di loro è nata ma che tutti e tre hanno scelto per formazione artistica), mettersi alla ricerca di un frammento occultato della sua storia per esprimerlo con un nuovo lavoro, ha introdotto elementi estranei nell’alchimia collaudata del linguaggio di CaCO3.

essere-quadrato-essere-rosso

Essere quadrato/essere rosso è il risultato di questa relazione specifica. Un nitido quadrato nero si stacca dalla durezza lucida dell’angolo retto, la cornice, mentre all’interno di essa l’arabesco iperbolico e duttile degli andamenti musivi crea un moto ondoso. La massa vorticosa è agitata dalla luce – le tessere disposte a dente di lupo alternano superfici specchianti all’opacità del recto – , ma la stabilità, il peso, la fermezza del sistema “ad quadratum” vi si oppone.

Esoterismo e cabala rimandano ad un’immagine lontana, il tempio di Salomone, compasso e squadra ne hanno costruito la perfetta misura.

Poco distante un piccolo corpo rosso trimensionale, la cui forma organica non possiede il rigore della geometria, ectoplasma carico di energia che si oppone (o forse no) alla dismisura del grande quadrato. La perfetta tenuta formale del linguaggio musivo porta la tensione tra i due elementi (geometria vs organicità) , tra le diverse materie (calcare nero vs smalti rossi), tra le diverse forze (centripeta vs centrifuga), al diapason.

Che la “città del silenzio” evocata da D’Annunzio sia stata e sia a tutt’oggi la sede di un’importante loggia massonica non è forse un tassello nascosto di una storia comune che cideve interrogare? Che la stessa città sia parte di un territorio in cui la forza del socialismo ha affermato valori di solidarietà e partecipazione, ma nel quale lo scolorimento degli ideali ha anche portato esperienze di segno opposto, non è un’altro punto di domanda?

La libertà dello sguardo di CaCO3 non si ferma ad evocare El Lisitskij (Batti il bianco col cuneo rosso, 1920).

Con la forza del linguaggio compie uno scandaglio dalla superficie alla profondità e centra l’obbiettivo. Con lucidità mette a nudo i poteri che regolano le nostre vite e, seducendo, graffia.

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